Oggi mi sono chiesta come sarebbero le nostre vite se gli occhiali da miope non fossero stati inventati (Bonjour, monsieur de La Palice) e sono anche giunta ad una commuovente conclusione. Non volendo antincipare nulla... Iniziamo con la nostra storia.
Scaraventiamo il nostro miope in questo mondo fatto di nebbia e di oculisti che si occupano solo di ipermetropi, astigmatici, presbiti, scommesse clandestine, barbeque e can can (bau!). Insomma, di qualunque altra cosa, tranne che di salvare il nostro miope dalla sua esistenza priva di contorni ben definiti. Non è crudeltà gratuita del nostro oculista, sia chiaro. In questa ipotetica e tremenda realtà parallela immaginaria, i miopi non possono essere curati (se fossimo in un film, ci metterei una musichetta tipo: tadadadààààà, con zoom sul primissimo piano del volto sofferente del protagonista) e sono condannati finchè non subentra la presbiopia, che, come ogni buon miope sa perchè è l'unico vantaggio che ci donano i nostri occhi, ci colpisce molto più tardi rispetto ai "normali", poichè si tratta di una degenerazione contraria al nostro difetto visivo.
In questa realtà il miope si trova davanti a due strade: sedersi davanti ad un ottico ed aspettare pazientemente l'avvento della presbiopia (magari allietando i passanti con un banjo... Maledetto Freud, stavolta ti ho fregato! Pensavi che avrei detto "flauto" eh? Invece non l'ho detto!) oppure provare a vivere come una persona vera.
La seconda opzione è da temerari ed il nostro miope lo è.
"Only the BRAVE!" esclamerebbe un compiaciuto Gerry Scotti.
"Si rifà all'archetipo dell'eroe etico" direbbe un Freud.
"Ci sta troppo dentro!" direbbe un giovine scapestrato.
"Continui con la tua cavolo di storia che vogliamo vedere dove vuoi andare a parare, Giocasta?" penserete voi e non posso darvi torto!
Il nostro miope, più che rifarsi all'eroe etico, sente di rifarsi più che altro ad Omero o ad un D'Annunzio dei Notturni. Vaga a tentoni per un mondo che contorni non ha, sviluppando gli altri sensi (e pure il sesto, quindi vede la gente morta). Riconosce gli amici dalla voce o tastando loro il viso, ma soprattutto ogni giorno rischia la vita perchè non può guidare nessun mezzo. "E come fa?" penserete voi. É presto detto: il miope non può guidare perchè non ci vede, perciò si sposta con i mezzi pubblici. E come fa a prendere il numero giusto? Ovviamente fermandoli tutti e chiedendo al conducente. E se mentre sporge il braccio, prende in pieno un motociclista, ci credete che ne esca vincitore? Forse perderanno entrambi, ma il miope, a mio avviso di sicuro.
Per questo lancio a te, mio ottico di fiducia, un silenzioso ed accorato ringraziamento e sento di dovere anche a te la mia vita. Sei un po' come la mia seconda mamma. Solo con meno seno e più barba.
Giocasta
Scaraventiamo il nostro miope in questo mondo fatto di nebbia e di oculisti che si occupano solo di ipermetropi, astigmatici, presbiti, scommesse clandestine, barbeque e can can (bau!). Insomma, di qualunque altra cosa, tranne che di salvare il nostro miope dalla sua esistenza priva di contorni ben definiti. Non è crudeltà gratuita del nostro oculista, sia chiaro. In questa ipotetica e tremenda realtà parallela immaginaria, i miopi non possono essere curati (se fossimo in un film, ci metterei una musichetta tipo: tadadadààààà, con zoom sul primissimo piano del volto sofferente del protagonista) e sono condannati finchè non subentra la presbiopia, che, come ogni buon miope sa perchè è l'unico vantaggio che ci donano i nostri occhi, ci colpisce molto più tardi rispetto ai "normali", poichè si tratta di una degenerazione contraria al nostro difetto visivo.
In questa realtà il miope si trova davanti a due strade: sedersi davanti ad un ottico ed aspettare pazientemente l'avvento della presbiopia (magari allietando i passanti con un banjo... Maledetto Freud, stavolta ti ho fregato! Pensavi che avrei detto "flauto" eh? Invece non l'ho detto!) oppure provare a vivere come una persona vera.
La seconda opzione è da temerari ed il nostro miope lo è.
"Only the BRAVE!" esclamerebbe un compiaciuto Gerry Scotti.
"Si rifà all'archetipo dell'eroe etico" direbbe un Freud.
"Ci sta troppo dentro!" direbbe un giovine scapestrato.
"Continui con la tua cavolo di storia che vogliamo vedere dove vuoi andare a parare, Giocasta?" penserete voi e non posso darvi torto!
Il nostro miope, più che rifarsi all'eroe etico, sente di rifarsi più che altro ad Omero o ad un D'Annunzio dei Notturni. Vaga a tentoni per un mondo che contorni non ha, sviluppando gli altri sensi (e pure il sesto, quindi vede la gente morta). Riconosce gli amici dalla voce o tastando loro il viso, ma soprattutto ogni giorno rischia la vita perchè non può guidare nessun mezzo. "E come fa?" penserete voi. É presto detto: il miope non può guidare perchè non ci vede, perciò si sposta con i mezzi pubblici. E come fa a prendere il numero giusto? Ovviamente fermandoli tutti e chiedendo al conducente. E se mentre sporge il braccio, prende in pieno un motociclista, ci credete che ne esca vincitore? Forse perderanno entrambi, ma il miope, a mio avviso di sicuro.
Per questo lancio a te, mio ottico di fiducia, un silenzioso ed accorato ringraziamento e sento di dovere anche a te la mia vita. Sei un po' come la mia seconda mamma. Solo con meno seno e più barba.
Giocasta
e.....anche molto più caro della mammma! Con quel che costano un paio d'occhiali c'è da stare..."all'occhio"
RispondiEliminaEh sì.. ma il problema è che senza non ci vediamo... quindi il caro ottico ce lo dobbiamo tenere caro!
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